nuova risorsa

Lettura
Il mio corpo è posizionato in un certo modo.
La mia energia ha qualcosa da fare.
Forse sono in piedi e parlo, forse sono seduto e penso chissà a cosa, forse sono disteso per riposare e non riesco a dormire.
È come che in me c’è qualcosa che non è d’accordo con ciò che vorrei. O, forse, c’è una volitività che lotta con qualcosa che sta accadendo.
Questa è la condizione in cui mi trovo per la maggior parte del mio tempo: sono in guerra! Naturalmente so cosa sto facendo e perché, ma i miei “occhi” e la mia “mente” guardano sempre all’esterno. E il motivo per cui faccio ciò che faccio è perché devo “aggiustare” l’esterno. È lì che c’è da cambiare: l’altro, quella tale situazione, ecc ecc.
E, quando mi accorgo che non ho detto o fatto ciò che credo che avrei dovuto dire, fare, allora sono guai per me: il finimondo! È spesso così la mia vita.
Ma cosa succede se decido intenzionalmente di poggiare delicatamente l’attenzione al mio interno?
Sono seduto.
Mi fermo in silenzio.
La mia energia è invitata a calmarsi. Eppure la mia mente è affollata di pensieri.
Sento quasi subito che sono stanco, come letargico; mi viene da dormire, ma non voglio. E ci sono ancora tanti pensieri di colore e direzione di senso diversi.
Noto che la schiena è ricurva, quasi che si sta preparando a dormire. Allora prendo l’intenzione di focalizzarmi sulla postura e di sentire, per quanto possibile, una posizione di agio.
Inizio dal sentire il sedile che mi sostiene.
C’è un cuscino e le sensazioni fisiche sono differenti nelle zone che sono a contatto con l’aria e quelle con la stoffa. Ma noto che lì dove il cuscino è più gonfio sento altre sensazioni. Si fa interessante la faccenda.
Posso aggiustare la postura per mettermi comodo e sentire un po’ più di agio. Ma sento di più anche altre zone che mi parlano di spiacevolezza e di tensione.
A volte sorgono delle espirazioni spontanee.
Lo noto. Noto che accadono.
Non c’è nessuna volontà di farle accadere. È buffo, mi dico. Mentre noto che sono un po’ più rilassato. Scopro che posso “regolare” la mia postura sino a che sento una maggiore stabilità.
Non è niente di complicato, ma sono impegnato in un modo diverso da prima.
E già noto che c’è come un senso di maggiore intimità con me.
Ogni sensazione è nel presente, è in questo momento e non è nella mia testa. Forse è questo il nutrimento di corpo, parola e mente. È una esperienza di sensazione percepita. È per me estremamente significativo.
Una scoperta!
La scoperta che ho un corpo che vive ed io posso ricongiungermi a questo vivere. Che non è capire. No, è tutt’altra cosa. Ed io che ho sempre pensato che ciò che importava era capire per controllare le cose e modificarle.
Questa esperienza mi ha insegnato esperienzialmente che se solo inizio con l’atto di sedermi in una certa postura e porto attenzione a questo mio corpo fragile e fisico, scopro un inizio di amore. Un semino di amore.
Lo sento.
L’attenzione a me è l’inizio dell’amore. Non può esserci amore senza attenzione. Nel coltivare l’attenzione, sto coltivando una possibilità di intenzione e una possibilità di connessione. La connessione riguarda tutto l’amore.
Vuoi provare anche tu?
Ecco una breve traccia guidata per facilitare la tua esperienza:
Meditazione

Come puoi portare questa consapevolezza nella tua vita ogni giorno?
Oltre alla pratica che puoi ripetere e approfondire ti diamo due strumenti da tenere con te, un invito informale e una poesia. Li trovi qui a seguire.
Invito:
Cammina lentamente, non c’è bisogno di correre.
Respira profondamente, non c’è bisogno di affrettarsi.
Nessun posto dove andare, niente da fare, nessuno da essere, niente da diventare.
Cammina lentamente, respira profondamente, e lascia che la vita si srotoli davanti a te.
poesia sul camminare lentamente:
Possa io camminare nella bellezza, tutto il giorno possa io camminare.
Attraverso le stagioni che ritornano, possa io camminare.
In bellezza possa io camminare.
Sul sentiero chiazzato di polline possa io camminare,
con le cavallette tra i miei piedi possa io camminare,
con la rugiada tra i miei piedi possa io camminare.
Che io possa camminare con bellezza.
Che io possa camminare con bellezza davanti a me,
con bellezza dietro di me,
con bellezza sopra di me,
con bellezza sotto di me.
In età avanzata, viaggiando su un sentiero di bellezza con vitalità,
possa io camminare.
In età avanzata, viaggiando con vitalità su un sentiero di bellezza rivivendo,
possa io camminare.
Perfetto in bellezza, possa io camminare, perfetto di bellezza.
Questa poesia è ispirata a un canto Navajo e riflette la bellezza e la consapevolezza del camminare lentamente.